Una nuova rivista specialistica arricchisce il panorama musicologico italiano. E' dedicata a Gaetano Donizetti, alle sue opere, al suo tempo
Il centro d'interesse della nuova rivista Donizetti Studies edita da Musicom.it, appena arrivata sugli scaffali delle librerie, è ovviamente lui, il grande compositore bergamasco. Nondimeno, nei programmi futuri c'è l'intenzione di allargarne la visuale alla produzione operistica italiana e francese della prima metà dell'Ottocento: è quanto si apprende dall'editoriale che apre la rivista, firmato dal musicologo Federico Fornoni - storico collaboratore della Fondazione Donizetti - che ne ha assunto la direzione.
Una rivista che mancava sugli scaffali
A ben vedere, Donizetti Studies va a colmare una non piccola lacuna. Perché se è pur vero che i Quaderni della Fondazione Donizetti hanno puntualmente commentato le varie produzioni del festival orobico, mancava ad ogni modo una pubblicazione indipendente, e di più ampio respiro – sul modello degli Studi Pucciniani, per esempio – che portasse avanti, in piena autonomia, le ricerche musicologiche sul grande operista di Bergamo.
Questo primo numero, ad esempio, contiene un ampio saggio in cui Candida Billie Mantica riepiloga il lungo e titanico lavoro di ricostruzione, iniziato nel 2008, de L'ange de Nisida, melodramma in cui confluirono materiali dell'Adelaide mai andata in scena e che, pur arrivando nell'aprile 1840 in prova al parigino Théâtre de la Renaissence, non fu poi rappresentato; la sala venne infatti improvvisamente chiusa per dissesti finanziari.
Com'è noto, buona parte dei numeri musicali de L'ange de Nisida confluirono poi ne La Favorite; mentre la sua partitura – giunta comunque allora ad una veste definitiva – fu considerata perduta per sempre. Grazie invece al meticoloso impegno dell'autrice, fondato sullo scrupoloso confronto delle fonti sopravvissute, essa ha ripreso vita: dapprima al londinese Covent Garden nel luglio 2018, ed infine nella veste definitiva offerta dal Festival Donizetti 2019.
La versione parigina di un'opera milanese
Tocca invece a Ruben Vernazza aprire con Una nuova fonte per Gemma di Vergy una finestra su di un'inedita versione di questo melodramma, che venne ripreso in mano da Donizetti un decennio dopo la prima scaligera del 1834. In oggetto, la revisione elaborata per adempiere un impegno preso col Théâtre Italien, approfittando del fatto che l'opera non era conosciuta a Parigi. Creare un titolo nuovo di zecca gli era impossibile, sia per i troppi impegni del momento, sia per il crescente disagio psichico che l'avrebbe presto messo fuori gioco.
Nella nuova veste parigina La Gemma di Vergy andò in scena il 16 dicembre 1845 con un cast di eccellenza, incontrando una buona accoglienza. La critica ne apprezzò la ricchezza musicale, annotando nondimeno come apparisse un po' antiquata nelle forme; obiezione, peraltro, effettivamente incontestabile. Il testimone musicale delle recite del 1845 ci è giunto attraverso un'unica copia manoscritta - non autografa, ma con numerose annotazioni a mano di Donizetti - scoperta e studiata da Vernazza alla Bibliothèque Nationale di Parigi, e qui minuziosamente decritta, con l'auspicio d'una edizione critica che la riporti in scena.
La double-mind peer rewiew policy
Completano la pubblicazione un piccolo divertissement di Pierluigi Petrobelli (Donizetti e Puccini ringraziano Bill Ashbrook), una dissertazione di Harold Powers (Dalhaus e Donizetti, oggetto la Lucia di Lammermoor) e due bibliografie aggiornate, afferenti il periodo 2014-2020. La prima, inerente il Nostro; l'altra il suo maestro, il bavarese Giovanni Simone Mayr.
Cosa non frequente in Italia, gli articoli di Donizetti Studies sono preventivamente sottoposti all'esame di due revisori anonimi, secondo la prassi double-mind rewiew comune nei paesi anglosassoni.
Donizetti Studies 1/2021
a cura di Federico Fornoni
Edizioni Musicom.it
Pah. 168 - € 20,00